donna assorta nella pratica yoga
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Le 5 vitamine dello yoga

Considerato troppo spesso solo una pratica fisica è giusto rendere onore e grazia allo yoga e soprattutto alle asana. Chi di voi ama lo yoga saprà di certo della sua ramificazione in 8 passi detti Ashtanga Yoga (che non è la pratica dinamica che tutti conosciamo). Nell’Ashtanga Yoga ripreso da Patanjali, la disciplina viene suddivisa in 8 passi sia propedeutici l’uno all’altra sia contemporanei, dipende dal grado di coscienza di chi pratica.

In questa ramificazione le asana occupano il terzo ramo, yama e nyama sono i primi due, poi c’è pranayama (respirazione), pratyahara (ritrazione dai sensi), dharana (concentrazione), dhyana (meditazione), samadhi (liberazione).

Nello specifico le asana hanno lo scopo di rendere forte il corpo e la mente così da poter sostenere i passi successivi che si fanno via via sempre più interiori e richiedono, in sintesi, di mantenere la colonna vertebrale ben eretta e allungata. Passiamo dai primi, insomma, in cui c’è una sorta di gestione relazionale con il mondo esterno, agli ultimi in cui la relazione con noi stesse si fa sempre più intima.

Peccato che in Occidente passi la tendenziale idea che lo yoga sia solo asana. Ciò non è esattamente reale e direi è anche fuorviante. Le asana, infatti, hanno un loro valore fisico, ma anche spirituale, conservano al loro interno tutti gli otto livelli dello yoga. Dunque si può tranquillamente dire che nelle asana si fondono corpo, mente e anima. Chiaramente per trovare questa comunione, questa unità, serve una pratica costante e duratura nel tempo.

E qui entrano in gioco le vitamine dello yoga, ossia i cinque ingredienti fondamentali che fanno di una praticante una vera e propria yogini. Non si tratta della flessibilità o di fare più o meno chissà quali acrobazie, ma si tratta di risorse interiori, di una certa modalità d’approccio, dell’atteggiamento che si assume nei confronti della pratica.

Lo yoga è una disciplina che esige molto, soprattutto all’inizio, perché ha come obiettivo quello di fermare il vorticare della mente per raggiungere nel tempo lo stato di meditazione. Capisci bene che controllare la propria mente, mantenere il focus, non lasciarsi distrarre dai mille pensieri quotidiani può essere una pratica molto difficile. Proprio per questo lo yoga esige un determinato approccio, ma, credimi, quello che ne viene fuori ne vale assolutamente la pena.

Quando comprendi che stai gestendo la tua mente e non sei gestita da lei, quando realizzi che a guidare la tua vita sei solo tu, allora comprendi il potere dello yoga.

Torniamo a queste famose cinque vitamine, come le chiamava il maestro Iyengar. Quali sono?

  • Fede;
  • memoria;
  • coraggio;
  • capacità di assorbimento;
  • attenzione.

Si tratta della fede nell’esistenza stessa e quindi nella vita. Un concetto semplice quanto complesso per cui mi prendo la briga di fare un esempio: spesso vedo, parlo, con persone che si lasciano vivere dagli eventi esterni, si lasciano decidere, trastullare, relazionare dagli altri senza una chiara e precisa consapevolezza.

E’ quella che chiamo vita “random” un po’ alla “tiriamo a campare”. Una vita fatta di lamenti, negatività e mai una presa di posizione. Quando si incarna un asana non è possibile avere questo tipo di atteggiamento; la pratica esige un atto di fede in noi stesse, nella nostra capacità di farcela, di stare, di scegliere e decidere cosa va fatto per il nostro bene, per essere persone migliori.

La memoria è uno strumento importante, permette di comprendere e metabolizzare i cambiamenti che avvengono nel tempo attraverso lo yoga. La memoria pervade tutto il nostro corpo. E’ sbagliato pensare che sia solo una funzione della mente: la nostra mente ha ricordi, ma anche il nostro corpo ha ricordi.

Basti pensare a come eventi traumatici del passato possano influire negativamente sul corpo a distanza di anni. Le asana lavorano per rilasciare a livello fisico questi traumi. La pratica funge un po’ da strumento di purificazione di ciò che siamo sul piano fisico, mentale, spirituale.

Uh… quanto coraggio ci vuole nello yoga! Innanzitutto ci vuole il coraggio di voler cambiare in meglio se stesse, ci vuole coraggio per entrare nell’ottica che il nostro benessere è semplicemente il risultato della responsabilità che sentiamo verso la nostra vita. Ci scopriamo spesso ad essere così responsabili verso i bisogni e le esigenze altrui e mai verso noi stesse.

La cosa più penosa che può accadere in questi casi, in particolare quando succede qualcosa che riteniamo negativa, è quella di incolpare qualcuno all’esterno di noi. Facile, ma non risolutivo.

Quando comprenderemo che siamo noi responsabili di noi stesse, quando assumeremo il controllo della nostra vita con coraggio, appunto, ecco, quel momento sarà quello in cui potrai mettere in campo la tua volontà e scegliere per il tuo benessere. Ma che liberazione.

Ossia la capacità, nel tempo, di riconoscere e quindi assorbire il fatto che siamo materia e spirito. Attraverso la pratica abbiamo detto che si arriva all’unità di questi due aspetti e cioè sentiamo al nostro interno tanto il valore materiale di ciò che siamo quanto il valore spirituale. Non è per nulla semplice integrare questi due aspetti soprattutto in una cultura che tende al materialismo, eppure è lo spirito a muovere la nostra missione di vita.

Sul tappetino, quando stiamo svolgendo un asana, avviene un incontro tra i nostri cinque corpi, non stiamo utilizzando solo il corpo fisico, ma ci siamo dentro anche con gli altri 4.

Apro una parentesi sui corpi (in futuro ci ritorneròin modo piu approfondito): c’è l’involucro fisico (annamayakosa), il corpo fisiologico (pranomayakosa), il corpo mentale (manomayakosa), il corpo intellettuale (vijnanamayakosa), il corpo spirituale (anandamayakosa).

Ecco perché se praticate con consapevolezza le asana permettono una comunione, un assorbimento tra questi corpi. In un asana è coinvolto il fisico, sono coinvolti i nervi e il respiro che li nutre, è coinvolta la nostra mente, ma anche la nostra intelligenza ed ovviamente tutto questo si ricongiunge allo spirito.

Per fare in modo che questa comunione dei corpi avvenga è di fondamentale importanza mantenere l’attenzione che poi è l’allenamento cardine dello yoga. La mente vacilla sempre, i pensieri vanno e vengono. “Che cucino oggi? che spesa devo fare? Ho spento il gas (spero proprio di si)? Che starà facendo Tizio o Caio? Mi ama o non mi ama?”. Questo è solo un esempio di tutto ciò che passa nella mente durante la pratica.

Il punto, però, è non lasciarsi trastullare dai pensieri, ma tornare ogni volta con l’attenzione al proprio respiro e quindi di rimando a tutti i corpi di cui sopra. Ma quindi ci vuole concentrazione nello yoga? Ebbene si, la concentrazione è tutto, è dharana. Quando la mente si concentra, ogni cellula si concentra sull’obiettivo.

Sembra complesso, ma non lo è affatto perché c’è sempre quell’atto di fede iniziale a farti da bussola, la senti, ti guida, ti parla, ti consiglia. C’è solo una cosa da fare ed è praticare costantemente per allenarti a questa continua connessione tra i corpi fino a renderli unità, a sentire l’unità.

La via dello yoga è la via dell’anima, ti permette di ottenere armonia e benessere, di connetterti e di cambiare finalmente vita, renderla esattamente come vuoi. Così è sul tappetino, così è fuori, non c’è differenza.

Se ti senti chiamata a percorrere la via dell’anima contattami.

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