ARTICOLI

Se non sai “stare” godi solo a metà

Un titolo un po’ provocatorio per questo articolo, ma rende molto bene l’idea di come tutto sfugge, e soprattutto tu ti sfuggi, se non impari a “stare” in te stessa. Mi rendo conto sempre di più di come sia difficoltoso stare e lasciarsi andare, due aspetti che a mio parere vanno a braccetto. Stare sta per re-stare e lasciarsi andare sta per mollare la presa, mollare il controllo su una determinata situazione, contesto o anche, lasciare andare mente e corpo.

L’immagine comune è quella di vedere donne (soprattutto) alle prese con il controllo su tutto, o quasi, quello che riguarda la propria vita. Questo, inevitabilmente, si ripercuote sulla mente, sempre più spesso presa dal zompettare tra un pensiero e l’altro, e sul corpo come accumulatore seriale di tensione.

Stare significa fermarsi, fermarsi all’attimo presente, a questo momento unico ed irripetibile con focus e concentrazione, come leggere con presenza questo articolo. Stare significa, ancora prima, restare nel proprio respiro e percepirlo in totale pienezza, significa sentire l’aria che entra e esce dal nostro corpo, prendere coscienza dell’aria come primaria forma di scambio tra il nostro mondo interno e il mondo esterno. Un continuo scambio che sa di nutrimento, sostegno, amore. Uno scambio che crea un movimento , fa muovere i nostri organi, li pulisce, quieta la mente e ti accompagna verso la parte più vera di te. L’aria che respiri ogni giorno, ogni singolo attimo della tua vita fa tutte queste cose e anche di più. Ci hai mai pensato?

Allora stare nel respiro, come primo passo, significa prendersi “cura” di sé perché l’aria è una vera e propria medicina per il fisico e per la psiche. Inoltre è un ponte che permette di accedere al nostro io più profondo, permette la concentrazione ed è l’ingrediente principale della meditazione.

Vien da sé che se mai molliamo la presa, il controllo, la malsana esigenza di supervisionare qualsiasi cosa accade o potrebbe accadere, questo stare non potrà mai avere luogo. Per stare, infatti, è necessario lasciarsi andare, lavorare alacremente e concedersi il lusso di mollare la presa su noi stesse e sul nostro mondo. Che poi il mondo continua ad andare avanti anche se per un momento ti assenti. Un’assenza nutriente, che ti fa tornare carica per dare il massimo. Lasciarsi andare significa affidarsi a tutto e a niente, a qualcosa di immensamente più grande e a noi stesse.

Lo stare è condizione essenziale per lasciarsi andare e viceversa. Ma cosa succede comunemente? Per distoglierti da questo momento di pausa e cura la mente subentra facendo sorgere le cosiddette “resistenze”. Le resistenze sono tutte quelle distrazioni, sensazioni, pensieri e anche accadimenti esterni che vogliono distoglierti dal momento presente. Spesso sono i tuoi punti deboli. Tranelli comuni a tutte e da accogliere con spirito di osservazione. Inizialmente può rivelarsi difficile, ma è un processo necessario da affrontare, una fase da superare con allenamento e spirito di devozione.

Come sempre, l’atteggiamento è fondamentale, il proprio assetto mentale è fondamentale. Durante le mie lezioni yoga chiedo elasticità, un’elasticità che si traduce nella malleabilità mentale necessaria a permettermi di accompagnare verso la sperimentazione di questo stare in presenza. Mi rendo conto delle difficoltà, sono le stesse che ho avuto anch’io quando ho iniziato a praticare. Comunque questa elasticità mentale permette innanzitutto di seguire le indicazioni e poi di aprirti all’esperienza stessa della pratica. Ora questo è solo un esempio, ma questa elasticità può essere applicata a qualunque cosa quotidiana.

Quando la mente è rigida, ferma sulle sue posizioni, sempre pronta al giudizio, invalida qualsiasi tipo di esperienza ancora prima di sperimentarla davvero. In una stessa lezione qual è la discriminante tra un allieva che ne esce completamente rinata e nutrita ed una che non ha sentito niente? E’ l’atteggiamento, l’approccio.

Allora stare in presenza e godersi la vita non solo a metà è possibile farlo in qualsiasi posto. Se anche tu tendi a correre e a strafare durante la giornata, se non riesci a percepirti o a rispondere sinceramente alle domande che affollano la tua mente, puoi fare questa cosa semplice semplice:

imposta la sveglia a tre minuti da questo momento, portati in una posizione comoda (allungata o seduta), chiudi gli occhi e non fare niente. Respira profondamente, lentamente. Percepisci il respiro che entra ed esce dal naso, percepisci il movimento del corpo mentre respiri. E’ possibile che arrivino fonti di distrazione come ho scritto su, osservale e torna di nuovo con la concentrazione al respiro. Cerca di non aprire gli occhi, spegni il senso della vista, solo per tre minuti rivolgi lo sguardo al tuo interno.

Sono tre minuti, non mi dire che non hai tempo. All’inizio potrà capitare di non sentire nulla, ma tu continua, costante, a restare e a respirare totalmente presente nel tuo corpo. Poi fallo ogni giorno, almeno per un mese, vediamo cosa succede.

Fa questo semplice esercizio e se ti va vieni a condividere la tua esperienza sui miei social.

Simona 🙂

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *