Simona con petali di rosa
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Spazio intimo: me, Simona, un po’ di vita e formazione

Qualcuna di voi mi ha chiesto del mio percorso, di come mi sono formata e perché sono arrivata a quel punto. Già nella mia Home ho scritto qualcosa, ma forse non è abbastanza per spiegare il viaggio che mi ha portata qui dove sono.

Scrivo in giorni in cui mi piacerebbe chiudermi in me stessa (premestruo), tuttavia la scrittura ha sempre avuto per me un ruolo terapeutico, uno strumento che mi aiuta a fare chiarezza in me e forse questo racconto potrebbe essere per te fonte di ispirazione e per me di ulteriore guarigione.

Ho iniziato a praticare yoga un po’ per caso (si fa per dire, nulla è a caso!) quando mia figlia era nata da poco, avevo 22 anni, e nel tempo a disposizione mentre lei dormiva, praticavo grazie all’ausilio di un semplice libretto con poche e basiche asana.

Allora non ne ero consapevole, mi ero messa in cammino verso qualcosa di più grande di cui vagamente conservavo il ricordo fin dalla più tenera età. La mia situazione personale non era delle migliori, e non lo è stata per molti anni dopo per certi versi, però è stata parte del processo. Diciamo che avevo la tendenza a infilarmi in situazioni svalutanti che non facevano altro che sbattermi in faccia la necessità impellente di concentrarmi su me stessa, di scoprire e realizzare il mio valore.

Questa tendenza alla svalutazione si è manifestata soprattutto in una relazione difficile che per qualche anno mi ha completamente assorbita. Ma avevo dentro la fiammella della libertà, mio valore cardine e bussola. Ho trovato la forza di uscire da quella situazione e ricominciare non solo per me, ma anche per insegnare a mia figlia a seguire se stessa.

Allora non avevo letto nulla di crescita personale e spirituale, eppure sentivo quel vago ricordo di un sapere ancestrale, antico, sconosciuto quanto comune a tutti.

Ci sono voluti mesi per tornare a costruire la mia nuova vita e aprirmi di nuovo alle persone, tra mille difficoltà e l’affetto sincero della mia famiglia. Trovavo conforto nella Natura, Grande madre, e nelle intime passeggiate con la mia piccolina. Tutto poi ha trovato spazio e forma, complice anche lo yoga. Ho preso le prime lezioni di vinyasa.. è stato amore! Poi per un paio di anni ho preferito la pratica in solitaria al gruppo iniziando a studiare, da autodidatta, la prima serie di Ashtanga yoga.

Ero incline agli stili dinamici per via della mia iperattività, ma poi ho capito che per me era solo il modo di sfuggire ancora a me stessa. Il fatto che mi riempissi di mille cose da fare, passando di palo in frasca velocissimamente, non faceva altro che ritardare un autentico contatto interiore. Il semino era stato piantato, ma ci voleva altro per farlo sbocciare. La sensazione di mancanza che sentivo in me non passava e volevo assolutamente cambiare, ancora, qualcosa nella mia vita.

Solo per dirne una: ero stufa di impieghi che non mi entusiasmavano e, ancor più, che non mi permettessero neanche il minimo garantito dalla legge togliendo del tempo ai miei affetti. Per me il tempo ha sempre avuto un valore assoluto e prezioso. Ho fatto diversi lavori, anche più di due insieme sacrificando le festività invece di restare in famiglia come desideravo. Nello yoga vedevo lo strumento più efficace per ripartire perché in qualche modo ne avevo assggiato il forte potenziale.

Ho iniziato a cullare l’idea di una formazione yoga che mi permettesse di acquisire le tecniche necessarie al mio risveglio interiore e al benessere del mio corpo. Non ero così certa di voler insegnare o di essere in grado di farlo. Ecco, tra i miei limiti c’è sempre stato quello di sminuirmi sempre un pochino, di non sentirmi mai abbastanza, di sentirmi piccola di fronte alle grandi cose di cui erano capaci gli altri.

Eppure oggi, se mi guardo indietro, ho creato tanto e tanto ho ancora da dare. Comunque a quei tempi ero quella dalle mille idee senza riuscire mai a concretizzarne una. Pensavo di essere adatta ad un lavoro dipendente, ma poi quando rimanevo invischiata in queste situazioni mi sentivo soffocare dal tran tran quotidiano, i tempi altrui da rispettare, l’investimento del mio impegno verso progetti non miei e che non portavano alcun beneficio reale al mondo… doveva esserci un’altra strada!

La passione per lo yoga (scienza perfetta) mi ha salvata, le tecniche mi hanno indirizzata verso qualcosa che fosse veramente mio, me stessa! Così in un periodo pieno di confusione, con l’ultima esperienza lavorativa fallimentare, una disoccupazione a pochi mesi dalla fine, una figlia da campare, ho deciso di iscrivermi al mio primo corso di formazione in Hatha yoga con Ayuryoga Study. Razionalmente nutrivo qualche dubbio circa la scelta dello stile perché ero in fissa con quelli più dinamici.

Tra le mille vocine interiori c’era anche quella che mi diceva che non sarei stata in grado, l’ennesimo investimento che non avrei concretizzato. Tuttavia c’era una fiammella in me, sostenuta da tante sincronicità (occhio ai segnali), che mi diceva che ero finalmente sulla strada.

Con il fare un po’ arrogantello (difesa?) ho approcciato alle prime lezioni un po’ diffidente rispetto ai contenuti del corso e a come venivano svolte le pratiche. Ricordo, in particolare, che durante i primi incontri il mio insegnante ci faceva espirare sempre dalla bocca, e mi sembrava abbastanza strano per lo yoga.

In realtà, nel tempo, ho preso consapevolezza del valore di questa modalità di respirazione che mi ha permesso di rilasciare inizialmente tante tantissime tensioni e, soprattutto, tanta rabbia che avevo in corpo. Ero sempre una giovanissima mamma single con un divorzio alle spalle e l’idea della famiglia perfetta. Stavo incazzata nera! L’espiro dalla bocca, con il giusto tempo, è tornato nel naso. Ecco perché esorto le allieve più tese e prese dalla frenesia a fare lo stesso.

La mia trasformazione era iniziata e questo lo devo solo all’Hatha. L’arroganza ha lasciato posto all’umiltà, all’ascolto, all’apertura verso il prossimo. Se il legame con lo yoga si era consolidato prima, è stata la formazione a fornirmi gli strumenti necessari per comprenderne pienamente il potenziale. L’Hatha yoga mi ha costretta a fermarmi come nessun’altra pratica aveva mai fatto prima, mi ha costretta a guardarmi dentro e a scavare lì dove c’era quel focolaio di rabbia che tanto mi impegnava.

Quella fiamma, ad oggi, c’è ancora, la sento salire a volte, ma quello che è cambiato è che sono perfettamente in grado di osservarla e gestirla senza reazioni meccaniche e di risalire alla causa, spunto per conoscermi sempre un pochino di più. In un anno e mezzo circa, il tempo della prima formazione Csen di 250 ore sono cresciuta tantissimo.

Si può fare, credimi!

Quel periodo è stato come aprire il vaso di Pandora e iniziare a riconoscere tutti i miei “mali” ossia tutte quelle sfaccettature, convinzioni e reazioni che in qualche modo limitavano la libera espressione di me. Ne erano tante: il vittimismo, “io poverina di fronte alle difficoltà della vita”, il rifiuto “io non meritevole dell’amore”, “io incapace di procedere da sola”, “tutte a me capitano”, “un giorno succederà qualcosa e tutto migliorerà”, la scarsità “non ho soldi per…”. Era per tutti questi motivi che prima di allora mi ero accontentata del minimo sindacale nella mia vita, pensavo di non meritare niente di più.

Ci è voluto del tempo, sono passati diversi anni e a volte mi ritrovo a fare ancora i conti con quei “mali”, ma ora la mia mente è cambiata, la prospettiva con cui guardo le cose anche, ho strumenti potenti a disposizione. Mi sento libera nelle mie scelte, di fare e disfare quanto basta per aggiungere sempre un altro tassello. Mi sono presa la responsabilità e l’opportunità di decidere cosa fare dei miei giorni, iniziare a prendermi cura di me attraverso la comprensione e il soddisfacimento dei miei reali bisogni, esigenze, desiderare con il cuore e pianificare il modo di raggiungere questi desideri, cogliere segnali e insegnamenti da tutto ciò che mi accade.

Negli ultimi mesi di formazione avevo già deciso che tutto il mio cambiamento doveva diventare terra fertile per quello di altre donne. Nasce così Yoga’n’Soul. Ricordo le prima lezioni da insegnante… che timidezza e che paura di sbagliare. Uscivo distrutta da ogni incontro. Poi, grazie ai consigli del mio insegnante, mi sono lasciata andare e ho inziato a canalizzare ciò che ero diventata e ad aprirmi alla possibilità di farmi conoscere all’esterno senza temere giudizio.

Ho fatto spazio per aprirmi a persone che fossero in sintonia con il mio essere (e anche questo è un lavoro continuo perché come siamo in continua trasformazione noi, così lo sono anche i contesti esterni che manifestiamo).

La prima formazione yoga è stato solo un input, il mondo dello yoga più esoterico mi ha affascinata sempre di più e così ho approfondito diversi aspetti anche avvicinandomi ad altre vie. Mentre scrivo sono in fase di conclusione del percorso 500h (il secondo di tre livelli yoga) che mi ha permesso di scendere ancora di più nella magnificenza e, lasciatemelo dire, complessità di questa disciplina. Tra uno e l’altro ho studiato reiki, radiestesia, yoga in gravidanza (a proposito, è nato il percorso Per una nascita dolce in collaborazione con l’ostetrica Alessia Carrozza e attivo da settembre 2024) e poi lo sciamanesimo femminile.

Sono sempre stata sensibile alle tematiche del femminile sacro perché credo che buona parte del cambiamento dell’umanità, in meglio, sia nelle mani delle donne. Non che gli uomini non abbiamo importanza, tutt’altro, ma come matrice di vita c’è in noi una potente dote creativa che ancora in poche conosciamo. E gli uomini hanno bisogno che noi ne comprendiamo la portata in modo da realizzare armonia e benessere per tutti. Utopia? Io credo che ce la faremo.

Qui subentrano i millemila libri sul femminile (sono un’accanita lettrice) e la formazione in sciamanesimo con Le tre lune, che mi ha permesso di focalizzare il percorso di guarigione attraverso magici rituali e potenti pratiche di guarigione più occidentali e purtroppo in Europa dimenticate per troppo tempo, ma sono anche le nostre. L’insieme ha creato la combo perfetta per avvicinarmi sempre di più alla mia autentica essenza e mettermi a disposizione delle donne che vorranno fare altrettanto.

Lo sciamanesimo femminile, diretto ed efficace, mi ha aiutata tantissimo a riscoprire le tradizioni della mia terra natale, a radicarmi bene per lasciare espandere le mie radici (lo fa anche Vrkshasana, la posizione dell’albero), a guarire il mio lignaggio femminile, a perdonare, a trovare l’unione interiore tra maschile e femminile sacro. Ha contribuito all’unità. So che c’è ancora molto da lavorare, come accennato su non si finisce mai di farlo, ci saranno sempre nuovi spunti per leggere l’immensità dell’anima.

Per chiudere voglio fare una riflessione: tutte le volte che ho sofferto nella mia vita e che qualcosa è andato storto è stato perché ho tradito me stessa non ascoltando le mie intuizioni guidata dalle varie paure. I campanelli ci sono sempre stati, ma li ho zittiti spesso perché mi mettevo in dubbio, ma puntualmente si sono verificati giusti. Quei giorni sono finiti… e spero che anche per te lo siano o lo saranno presto. Il mondo ha bisogno di fiammelle vibranti e non di pezzi di carbone solo in potenziale.

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