(E perché Zarathustra, Gesù e Nietzsche ci parlano ancora oggi)
Mi capita spesso di confrontarmi con persone che fanno una gran confusione tra spiritualità e religione o che venga ritenuto reale e presente solo ciò che rientra sotto l’ombrello della scienza e da essa spiegato tramite dati, numeri e comitati.
Come se la scienza non spiegasse ancora qualcosa quella cosa non esistesse e abbiamo visto essere una gran menzogna. Noi studenti yoga lo sappiamo leggendo i testi antichi in cui tanto dell’essere umano e dell’energia era già stato spiegato millenni fa e la fisica ne sta parlando solo da un po’ di tempo a questa parte. A ciascuno i suoi mezzi e forse un giorno la scienza, attravero strumenti avanzati, riuscirà a stare al seguito.
Tuttavia quando ci paventiamo come essere estremamenti razionali assistiamo ad una significativa perdita di senso, una svalutazione dell’essere umano come osservatore di se stesso e del mondo.
Ma osservare non significa solo misurare e catalogare: significa sentire, percepire, comprendere. Significa avere consapevolezza, coraggio di guardare dentro e intorno, e accettare dinamiche complesse che la mente razionale e scettica spesso ignora.
È comodo stare tutti sotto l’albero della scienza, con risposte pronte e certezze apparenti.
Ma non è funzionale al benessere, alla crescita e, soprattutto, alla felicità dell’essere umano.
La spiritualità e la filosofia in parte ci permettono di diventare creatori di senso, testimoni della nostra vita, interpreti del sacro, senza bisogno di validazioni esterne perché l’osservazione è interna.
L’anima esiste. Eppure, la scienza non può misurarla né provarla.
E allora molti pensano che, se non può essere dimostrata, non esista.
Io dico che questo è un errore: l’esperienza umana non si limita a ciò che è quantificabile.
Sentire, percepire, vivere la vita come un mistero, toccare il sacro dentro di sé: tutto questo non può essere misurato, ma è reale.
Vivere solo razionalmente, ignorando l’anima, porta squilibri interiori e anche sul corpo. La spiritualità ci insegna a riconnetterci con noi stessi, a sentire, a trasformare le esperienze.
Spiritualità vs religione: sentire vs obbedire
La religione è una struttura collettiva: dogmi, testi sacri, regole morali, riti e gerarchie. È un ordine esterno da seguire, un codice prestabilito che guida il comportamento del gruppo.
La spiritualità è un cammino interiore, personale, diretto. Non si affida a un’autorità esterna: sente, esplora, vive.
Anche la spiritualità può avere testi sacri: gli Yoga Sutra, il Tao Te Ching, le Upanishad, i Vangeli, le parole dei mistici sufi o dei poeti come Rumi.
Ma questi non sono dogmi: non impongono verità, non chiedono obbedienza.
Sono mappe simboliche, strumenti di trasformazione interiore, chiavi per toccare il sacro nella vita quotidiana.
La spiritualità è esperienza, non fede cieca. È presenza, non protocollo.
Filosofia, razionalità e anima
La filosofia analizza, definisce, spiega. È meravigliosa.
Ma finché rimarrà solo razionale, non potrà comprendere la profondità dell’essere umano.
Può descrivere la mente, catalogare il mondo, definire concetti.
Ma non può sentire la vita, percepire l’anima, toccare il mistero se resta solo nella mente.
Vivere esclusivamente nella ragione, senza ascoltare l’anima, porta squilibri interiori: stress, alienazione, senso di vuoto. La connessione con se stessi, con il corpo e con il divino interiore, è essenziale per la salute e la felicità.
La spiritualità unisce mente, cuore e anima. Non dà risposte pronte, ma apre al mistero, alla trasformazione, alla libertà. È un cammino di esperienza, non solo di conoscenza.
Nietzsche: il filosofo “contro la spiritualità”?
Molti considerano Nietzsche il filosofo meno spirituale di sempre. Qualche giorno fa mi sono ritrovata in una conversazione di questo tipo e mi è sembrato strano… quando lessi Nietzsche mi era sembrato più spirituale che mai. Allora sono andata a ricercarmi le cause per cui non è considerato tale rintracciando nel suo celebre “Dio è morto” la causa. Questa citazione viene spesso interpretata come attacco alla spiritualità stessa.
Ma chi la pensa così, di solito, non ha letto “Così parlò Zarathustra” con attenzione. Perché la cosa più difficile dei testi iniziatici è proprio questa: non riuscire a capire il “tra le righe”, nascosto tra le pieghe e chiaro solo a chi è pronto davvero a comprendere.
La mia lettura è che Nietzsche non nega il sacro: lo trasforma.
Il suo Zarathustra diventa il profeta che invita l’uomo a trascendere se stesso, a liberarsi dai dogmi e a creare la propria verità.
Il superuomo (lontanissimo anni luce dalla strumentalizzazione del regime nazista) non ha bisogno di un Dio esterno: incarna il divino dentro di sé, riconosce il sacro nella vita, nel corpo, nell’esperienza.
“Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante”.
— F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra
Il caos rappresenta le sfide, le ombre, i conflitti interiori. Solo attraversandoli e accettandoli possiamo creare bellezza, luce e vitalità, la “stella danzante” dentro di noi. Guarda caso proprio lo stesso concetto che ci trasmettono innumerevoli testi dello yoga e tanti altri in base alla cultura di appartenenza. Tutti dicono la stessa cosa.
Nietzsche ci insegna che la spiritualità non è assenza di conflitto, ma la capacità di trasformare il caos in energia vitale (il Prana), di danzare con la vita senza dipendere da dogmi esterni.
E allora, siccome sono molto curiosa, mi sono chiesta perché mai Nietzsche abbia scelto proprio Zarathustra per quel suo meraviglioso libro e ho ampliato la visione anche a Gesù, figura che sto approfondendo tantissimo negli ultimi tempi.
I profeti: Zarathustra storico e Gesù
Zarathustra storico
Zarathustra, nell’antica Persia, fondò lo zoroastrismo: distingueva bene e male, luce e tenebra, e invitava l’uomo a scegliere consapevolmente la luce di Ahura Mazda. Nel pensiero di Zarathustra l’essere umano non è passivo: collabora con Ahura Mazda nel contrastare il male. L’uomo è responsabile della creazione di ordine nel mondo attraverso scelte moralmente orientate. Questa visione, seppur dualistica, valorizza l’attività etica e sociale: il bene non è solo contemplazione, ma pratica quotidiana.
Ma cosa potrebbe essere il male? Sfide, ombre e conflitti interiori. Il lavoro è dentro!
Gesù
Gesù, nato in un contesto religioso di non so quante centinaia di leggi da rispettare ogni giorno (praticamente invivibile), trasforma la legge in esperienza vivente. Non dice “segui le regole”, ma “ama, senti, vivi la luce dentro di te” (di nuovo lontanissimo dal “peccato”, concetto su cui la chiesa ha basato il suo controllo).
I suoi miracoli, le parabole, l’insegnamento della compassione, del perdono e della libertà individuale sono strumenti di trasformazione interiore.
Il divino non è lontano o severo: è presente nell’uomo, nell’amore, nella vita quotidiana.
[Ed è questo di cui parleremo durante il primo incontro di Voci Selvagge il 23 ottobre 2025 alle ore 21:00 in presenza a Roccacasale e online. Se vuoi unirti al cerchio scrivimi]
Nietzsche, Zarathustra e Gesù: un filo invisibile
Tutti e tre ci parlano di trascendenza, libertà e esperienza diretta del sacro:
- Zarathustra ci insegna a scegliere e a essere responsabili.
- Gesù ci mostra il divino nell’amore e nella compassione.
- Nietzsche ci invita a creare il nostro senso, a danzare con la vita, trasformando il caos in energia vitale.
La spiritualità è questa: toccare il sacro nel quotidiano, sentire la vita, vivere pienamente, senza bisogno di appartenenze o autorità esterne. E ho volutamente lasciato fuori da questa analisi altri personaggi/profeti per non dilungarmi troppo scegliendo i più familiari al mondo occidentale per essere più comprensibile, perché di figure di questo calibro ce ne sono state a miriade in tutto il mondo e in ogni cultura.
Prendersi cura dell’anima: un atto di libertà
Essere spirituali significa:
- Guardarsi dentro e riconoscere la propria luce.
- Trasformare dolore e ombra in energia vitale.
- Danza, silenzio, respiro, contemplazione: strumenti per sentire la sacralità della vita.
- Creare valori che nascono dall’esperienza, non dall’imposizione.
Vivere ascoltando l’anima mantiene in equilibrio mente e corpo, mentre ignorarla porta squilibri e malessere.
Come Zarathustra, Gesù o il superuomo di Nietzsche: noi stessi siamo il tempio, noi stessi siamo il sacro.  Quindi la religione, intesa come struttura, non c’entra nulla con la spiritualità, ma ci sono persone che attraverso la religione hanno trasceso i dogmi e intrapreso la via della spiritualità per se stessi e per una umanità migliore.
Dentro di noi abbiamo tutte la nostra stella danzante.
Non lasciare che il caos interiore ti imprigioni o che la sola ragione domini la tua vita.
Prenditi cura della tua anima, ascolta il tuo corpo, esplora la tua spiritualità.
Inizia oggi il tuo viaggio: osserva, senti, trasforma.
💫 Se vuoi iniziare il tuo percorso di consapevolezza ti aspetto in Yoga’n’Soul. Scrivimi

 
                             
                            