Qualche giorno fa parlavo con un’amica. A un certo punto mi guarda e mi dice: “Tu sei proprio coraggiosa… fai sempre quello che vuoi, non ti fermi mai, non hai limiti”. E io ho sorriso perché, in realtà, la verità è molto diversa: il coraggio non è non avere paura, è imparare a stare dentro la paura.
Ci sono stati momenti in cui mi sentivo completamente bloccata, in cui tutto mi faceva paura: cambiare, scegliere, lasciar andare, espormi, prendermi la responsabiltà delle cose basilari della vita perfino della mia vita stessa.
Mi sentivo in modalità sopravvivenza, come se stessi solo cercando di resistere, ma ogni volta dentro quella paura c’era una voce più sottile che mi diceva: “Resta. Respira. Non scappare”.
Ed è lì che lo yoga mi ha aiutata: sul tappetino, quando il corpo tremava in una posizione difficile,
quando volevo mollare… ho imparato a respirare, a stare anche quando faceva paura, a non cercare di cambiare tutto subito, ad ascoltare ciò che stava accadendo dentro di me.
Perché la verità è che il coraggio è già dentro, è solo nascosto, avvolto dalla paura. E quando impari a guardarla negli occhi, a sentirla senza giudizio, la paura si trasforma in presenza, in fiducia, in forza anche per la prova successiva perché ce ne saranno sempre a sfidarti.
Il coraggio non è un gesto eroico: è un passo alla volta, un respiro alla volta.
È dire “sì” a te stessa anche quando trema tutto e se oggi senti che qualcosa ti spaventa, non cercare di scacciarlo, siediti con quella sensazione, ascoltala e chiediti: cosa mi sta insegnando?
Perché molto spesso proprio lì, nel punto in cui la paura sembra più grande, sta nascendo la versione più autentica di te. Dentro la paura c’è già il coraggio, bisogna solo avere la pazienza e la dolcezza di incontrarlo. Vediamo insieme come.
Cos’è la paura (davvero)?
La paura è una risorsa antica: ci segnala confini, limiti, aree da proteggere. È un segnale corporeo, prima che mentale: il respiro si accorcia, il petto si chiude, la pancia si irrigidisce, la mente si affolla di immagini, senti tanta confusione. Nel mondo moderno però questo sistema spesso si attiva per motivi che non sono immediati pericoli esterni: relazioni, cambiamenti, scelte profonde.
Spesso la chiamiamo “paura” quando in realtà è resistenza, abitudine o il timore del non conosciuto. E soprattutto, molte di noi imparano a ignorarla o a combatterla, ma la paura che reprimiamo continua a vivere nel corpo.
Il coraggio: cos’è e dove sta
Il coraggio non è l’assenza di paura, è la presenza dentro la paura, è il seme che già dimora nella fessura della nostra incertezza. Non lo troviamo altrove come se fosse un dono remoto: lo riconosciamo, lo nutriamo, lo alleniamo.
Immagina la paura come un terreno gelato: sotto c’è germoglio. Il coraggio è quel germoglio che spinge piano, sostenuto da piccoli gesti quotidiani.
Lo yoga come palestra della paura
Sul tappetino impariamo a stare nel bordo: nelle posizioni che sfidano l’equilibrio o la tenuta, nelle tensioni che emergono, nel respiro che vacilla. Lo yoga non ci toglie la paura; ci insegna a restarci dentro senza fuggire, ad ascoltare il linguaggio del corpo, a mantenere la presenza quando la mente vorrebbe scappare.
Restare tre respiri in una posizione che ci mette alla prova è già un atto di allenamento del coraggio.
Pratiche concrete per allenare il coraggio (da fare subito)
Puoi scegliere 1–2 pratiche e tenerle come rito quotidiano, la costanza è il vero allenamento.
1) Respiro radicante (2–3 minuti)
Siedi comoda, mano sul cuore e mano sul ventre. Inspira contando mentalmente fino a 4, espira fino a 6. Ripeti 6 volte. Nota cosa cambia nel corpo: più calore, meno fretta, piccoli spazi di respiro.
2) Lavoro al “bordo“
Scegli una posizione che senti sfidante (equilibrio, una posizione in piedi dove senti tremore, o una tenuta prolungata). Entra nella posizione fino al limite sopportabile, resta per 3 respiri osservando sensazioni, poi esci. Ogni giorno allunghi di 1 respiro. L’obiettivo non è forzare ma familiarizzare con la sensazione dell’allerta.
3) Dialogo con la paura (journaling)
Prendi carta e penna: scrivi alla paura come se fosse una persona. Domande: “Di cosa hai paura veramente?”, “Che cosa perdi se fai questo passo?”, “Qual è il primo micro-passetto che potrei fare oggi?” Rispondi con gentilezza. Spesso la paura risponde con dettagli che sciolgono l’alone di minaccia.
4) I micro-coraggi quotidiani
Fai una lista di 7 piccoli atti che ti mettono un po’ in soggezione (dire “no”, chiedere un incontro, cantare una canzone, fare una lezione nuova). Scegli uno al giorno. Non servono grandi imprese: la ripetizione costruisce fiducia.
5) Savasana con gratitudine e integrazione (5 minuti)
Sdraiati, mani sul cuore. Porta alla mente un piccolo gesto di coraggio fatto oggi. Inspira il senso di quell’atto, espira lasciando andare il giudizio. Ripeti: “Ho fatto un passo. Sto crescendo”.
Segni che il coraggio si sta allenando
- senti meno bisogno di controllare ogni risultato;
- il respiro ritorna più presto dopo lo spavento;
- ti sorprendi a provare qualcosa anche se tremi;
- le scelte diventano più nette, non perché non hai paura, ma perché la senti e scegli comunque.
Il coraggio cresce come un muscolo: con costanza, con piccoli stimoli e con presenza. Non serve essere eroiche, serve essere presenti. Sul tappetino impari a restare, nella vita impari a camminare con quella presenza. Il coraggio è scegliere di che vita vivere, quali valori seguire, quali scelte fare per rimanere integre in se stesse e in un costante equilibrio con la comunità intorno (relazioni più o meno vicine).
Molto spesso dimentichiamo l’importanza che ognuna di noi, anche nel suo piccolo, riveste in un sistema umanitario più grande. Ecco, oggi, qui, bisogna ricordare che siamo tutte scintille dello stesso fuoco. 
Se vuoi, possiamo trasformare queste pratiche in un piccolo percorso guidato — se senti il desiderio di approfondire, scrivimi in privato. Ti racconterò come lavoro e come potremmo esplorare insieme questo viaggio.
Con cura e respiro,
Simona

 
                             
                            