Sono sempre stata affascinata da culture diverse dalla mia: i pellerossa d’America, gli Inca, gli Aztechi, indiani, buddisti, eschimesi, poco conta, non contano le latitudini e le longitudini. Ad attrarmi è sempre stato il rapporto di queste popolazioni così diverse tra loro con la natura. Simbiotico.
Un rapporto di profondo rispetto e gratitudine, di scambio consapevole, di appartenenza. Quella sensazione di unione con il Tutto che, seppur a volte vaga, percepisco in tanti intorno a me, ma non tradotta nel modo più auspicabile. Nelle mie passeggiate da ragazzina su per le montagne d’Abruzzo ho iniziato a percepire quello stato di benessere, commozione, profonda unione con Madre Terra, con l’Universo. Ricordo che per spiegarmi questa sensazione dicevo di sentirmi piccola e insignificante ma allo stesso tempo parte unica ed irripetibile di questo mondo. Importante. Iniziando a studiare yoga ho capito che “Tutto è Uno”. Cambiano i termini ma il concetto è lo stesso.
Quando Tizi, mia figlia, era piccola ho iniziato a ritagliarmi del tempo durante i suoi riposini per praticare le asana da autodidatta, certe cose mi sembravano inaccessibili soprattutto in fatto di pranayama con cui ancora ora ho un approccio molto lento ma profondo. Poi il destino ha voluto che le strade dello yoga si facessero sempre più concrete iniziando a seguire un corso di vinyasa/ashtanga yoga. A proposito delle varianti di questa disciplina, che tante polemiche suscita negli addetti al settore, credo che la loro esistenza sia sostanzialmente una grande risorsa. Non importa quale tipo di yoga pratichi, quel che conta è il risultato finale, il Samadhi, e tutti puntano a quello o comunque ad iniziarti verso un determinato percorso che inevitabilmente condurrà a Quello. La tipologia che scegli dipende dal tipo di persona che sei. Io, ai tempi, non sarei mai stata in grado di sostenere una pratica lenta e meditativa per tutta una serie di motivazioni tra cui la mia presunta iperattività. Ma quell’esperienza mi ha permesso di prepararmi a quanto sarebbe avvenuto poco dopo. In quel periodo è comunque maturata in me la voglia di fare dello yoga una esperienza totalizzante accarezzando l’idea di diventare insegnante e contemporaneamente ho sentito l’esigenza di praticare da sola, tutti i giorni, approfondendo l’ashtanga in autonomia.
Tuttavia il coraggio di prendere una decisione con determinazione mi mancava, le scuse erano tutte mie: mancanza di tempo, di soldi, cosa ne penseranno i miei familiari, l’ennesimo cambio nella mia vita e a 30 anni suonati, ma che cosa voglio fare da grande? È il periodo in cui nel mio mondo si affaccia il Reiki. Vengo iniziata al primo livello a novembre 2018 e successivamente ho osservato un lungo periodo di auto trattamento che mi ha condotta a contatto con me stessa come non avevo mai fatto prima e a consapevolizzare alcuni concetti come l’amore, la meditazione, il fermarsi e prendersi tempo, essere chi, cosa o riconoscere in me una caricatura. È stato un passaggio devastante che mi ha tolto energia e poi mi ha rigenerata. Conosci il concetto di “Notte buia dell’anima”? È essenzialmente quando tocchi il fondo per poi risalire carica, ma carica di quello che sei nel modo più autentico.
Finito il periodo di auto trattamento tra le varie sponsorizzazioni sui social mi attrae una in particolare su una formazione per insegnanti in Hatha Yoga. Era quella la mia strada. Con Davide, il mio maestro, ho iniziato a comprendere la vera essenza di una pratica yoga, il sentirsi completamente disgiunta e poi in unione tra le proprie parti. Questa esperienza mi ha ribaltata scardinando una serie di convinzioni che fino ad allora mi avevano accompagnata, comprese quelle lavorative. I miei obiettivi di sempre lentamente hanno perso di importanza surclassati da altri e dal profondo amore che ho iniziato a provare per me.
Ho iniziato ad ascoltare le mie esigenze, ad indagare quelle occasioni o episodi in cui ho provato ingiustizia nei miei confronti. Cosa risvegliavano? Non stavo seguendo il mio percorso. Il potere di scegliere, però, era mio, è sempre nostro, così mi sono sottratta lentamente da tutta una serie di circostanze non più in sintonia e in cui mi ero ingabbiata. Sognavo di fare la giornalista, lo sono diventata, ora voglio rivedere la mia utilità in questo campo e come dirottare il mio contributo alla società. Scriverò sempre, come ho sempre fatto d’altronde. Lo farò servendo la strada che sento mia e che può migliorare il mondo circostante, anche solo un pochino.
Insegno yoga, resterò allieva a vita e in perenne formazione perché non si arriva mai a comprendere totalmente il miracolo che abbiamo dentro e intorno, continuerò la mia formazione seguendo cuore e stimoli. Sarò mamma e voglio un rapporto simbiotico con la natura, nella mia maturità mi immagino a vivere in una piccola casa di montagna tra erbette, silenzio e estrema libertà di essere. Prima però voglio comprendere ancora tante cose sull’umanità. Yoga’n’Soul fa parte di un progetto più ampio legato all’associazione sportiva dilettantistica Nirodha, che significa “attimo di non mente”, è il momento da cui parte la vera trasformazione, quella intuizione che dona consapevolezza di Sé. Con la mia squadra faremo cose, cose belle.
Non conta quante volte cambi strada, non stai brancolando nel buio, stai sperimentando esattamente quello che ti serve. Quando provi gioia e leggerezza puoi ritenerti sulla strada giusta e mi piacerebbe conoscere la tua esperienza nei commenti quaggiù se ti va.
Namaste
Simona