INTERVISTE

Elena Cuboni, la ricerca di sé è “Intuizione cristallina”

Accade che tra i meandri dei social incontri persone che ti ispirano e ti nutrono in un modo unico e sincero. E’ quello che cerco nelle donne da intervistare per Yoga’n’Soul e tante belle conoscenze stanno arrivando. Elena Cuboni è una di queste donne che trasmettono buone vibrazioni e lavorano giornalmente per aiutare il prossimo. Il bello è che lei lo fa comunicando in tutta autenticità facendo dell’umanità un filtro da cui traspaiono le sue doti in modo umile ed entusiasmante.

Elena vive a Milano con la sua famiglia, arriva da un melting pot tutto speciale che l’ha messa al centro di culture e tradizioni differenti tra loro, ma che nel suo lavoro si è rivelato un mix straordinario di conoscenze racchiuse con maestria nel suo lavoro di operatrice olistica.

Nasce da qui il suo progetto Intuizione Cristallina (qui il blog), in cui diverse discipline ed operatori si sono uniti a servizio delle persone, quelle persone che sentono l’esigenza di fare un salto energetico per stare meglio con se stesse e con il mondo circostante. Elena, in particolare, si occupa di accompagnare le persone sul loro cammino attraverso cristalli, suoni, Human Design e percorsi personalizzati. Tra presunte casualità, sincronicità, percorsi ed esperienze di vita forti… lascio che a raccontarsi sia lei direttamente.

Chi è Elena?

Riassumere chi è Elena velocemente, soprattutto per tutto il trascorso, è complicato. Elena è nata nelle Filippine ed è arrivata in Italia quando aveva due mesi. Sono stata adottata da due genitori meravigliosi che mi hanno accompagnata e tutt’ora lo fanno nella quotidianità. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia aperta mentalmente, sparsa per il mondo. Ad esempio mio zio ha sposato una indonesiana. Si può dire che è stata lei ad introdurmi in questo mondo, faceva yoga tutti i giorni.

Tra viaggi e mille cose la mia base è stata attività fisica e musica. Ho iniziato a suonare il pianoforte grazie a mia nonna paterna, austriaca, anche se non ho particolarmente amato questo studio in versione molto accademica. Nel tempo ho riscoperto la musica nella modalità sound healing. Suono diversi strumenti (piano, flauto traverso, batteria…) e ho studiato canto fino a quando mi è uscita una ciste alle corde vocali.

Ho fatto sempre tanta attività, anche qui fino a quando il mio corpo si è ribellato e mi hanno trovato un “intoppo” (non mi piace parlare di malattia) congenito alle cartilagini, non potevo fare più sport di impatto. A 11 anni sono stata operata la prima volta, facevo ginnastica artistica a quei tempi. Così ho iniziato con lo yoga, che per la Elena di 16 anni non era l’ideale, mi sono presa una pausa e con gli anni sono andata avanti tra musica e lavoro di introspezione.

Ho sempre cercato le mie origini, ma l’unica cosa che so è che mia madre mi lasciò in un convento di frati nelle Filippine. Mi sono portata avanti queste domande per una vita. Scrivevo, scrivevo, scrivevo, e inconsciamente meditavo fin da piccola. Questa ricerca è stata sempre il mio cruccio (ed Elena ne parla qui).

Sono andata avanti così fino a quando a mia madre è stato diagnosticato uno di quei mali da cui in teoria non dovresti aver scampo, le avevano dato due mesi di vita, ma è guarita. Così nel 2014, per festeggiare la guarigione, io, mia madre e mio padre abbiamo deciso di fare il cammino di Santiago. Da qui mi si è rimesso in moto tutto il lavoro introspettivo. Ai tempi già lavoravo, una carriera di successo, tante soddisfazioni, ma mi sentivo inutile, sentivo di non portare al mondo niente e rientrata dal cammino ho capito che non stavo facendo tutto quello che volevo e sentivo di dover fare. Ho ripreso yoga e lì ho conosciuto mio marito con cui ho iniziato a mettere in piedi un progetto di condivisione.

“Condivisione” che nell’ambiente olistico è raro trovare visto che ci si confronta spesso con persone esclusive più che inclusive.

Esatto. Io invece tendo al “noi”, alle sinergie. Io già di mio faccio il mio lavoro su me stessa, ma ognuno ha dei limiti, non possiamo fare tutto da soli, per questo mi avvalgo del supporto di altri operatori per intervenire su di me. Inizialmente, nel 2014, con mio marito volevo aprire una cascina, ma stando a Milano era un po’ difficile. Per vari motivi non siamo andati avanti con questo progetto e tra il 2015 e il 2017 sono nati i miei figli e abbiamo scelto di dare la priorità alla famiglia.

Oltre a continuare a lavorare nel campo della comunicazione ho intrapreso diversi percorsi di formazione e quest’anno mi sono convinta a lanciare Intuizione Cristallina, che racchiude tutto quello che ho fatto, compreso il mio lavoro di comunicazione. Non sono dove mi porterà, si parte con il mio primo corso di cristalloterapia.

Eccoci al punto, come ti sei avvicinata alle pietre?

In Oregon nel 2014 ho conosciuto la mia insegnante, diciamo per caso, ma sappiamo bene che il caso non esiste. In questo mio viaggio, da sola negli Usa, decisi di andare ad un festival di arte e musica, all’avventura, e incontrai Karuna in fila. Ci trovammo le uniche da sole così ci siamo avvicinate. A fine festival mi chiese di andarla a trovare nella sua città e fu lì che le chiesi cosa facesse in realtà. Sapevo che era una delle poche donne sufi riconosciute, ma non le ho mai chiesto cosa facesse realmente perché solitamente quello che mi interessa è condividere e non identificare le persone con un ruolo.

Così andai a trovarla e mi mise su una griglia pazzesca di cristalli con generatori di quarzi enormi. Quello è stato il mio primo trattamento con le pietre, due ore, era meditazione di Atlantide tra respirazione ed altre tecniche. Rimasi sconvolta. Lei mi diceva che nelle persone vedeva diverse cose. Di me, stranamente, vide solo la mia aurea espandersi. Ci rimasi malissimo perché io cercavo risposte, ma lo facevo attraverso la mente. E alla fine mi disse “Questo quarzo vuole venire con te”, era quarzo elestial fumé, e disse ancora “devi solo ricordare quello che sai”.

All’epoca avevo 24-25 anni e non sapevo proprio cosa intendesse.

Un indizio per trovare la tua strada?

Iniziai a studiare i cristalli. In quegli anni era difficilissimo trovare materiale, quindi ordinavo libri dall’estero e capitava spesso di andarli a recuperare in dogana. Fu un periodo in cui iniziai a concentrarmi molto sulla questione energetica. Poi rimasi incinta e, consapevole della potenza delle pietre, decisi di non utilizzarle più perché influivano tantissimo sul mio stato. Negli anni mi sono formata nello yoga e nello human design e quest’anno con il lockdown ho deciso di far confluire tutto nonostante i timori.

Tra l’altro proprio a fine lockdown mio padre mi consegnò un libro sulla magia bianca, prezzo in lire, che mi ero fatta regalare da bambina. Già mi vedevo tra rituali e meditazioni. Ho preso gli attestati necessari che in Italia pare che se non ce l’hai sei uno sfigato, ma sappiamo che molti non hanno grande valenza. Inoltre, ho recuperato la parte della musica in prospettiva sound healing, trovando una nuova dimensione del suono e delle vibrazioni, e scoprendo un amore folle per il gong. L’intenzione è integrare campane tibetane, campane di cristallo, gong, piramide, canto con l’obiettivo di armonizzare l’energia in generale.

Come l’uso dei cristalli può aiutare le persone? Come funziona un trattamento?

Apro sempre con una chiacchierata che serve più alla persona che a me, perché io già so come sta una persona appena la vedo. La testo con il pendolo per capire cosa ha in sovraccarico da scaricare e accompagno con una meditazione guidata attraverso il viaggio. Dispongo i cristalli (ognuno ha una frequenza) sul corpo così da farli lavorare per riequilibrare le frequenze del corpo.

La “dottrina” vuole che ci siano pietre specifiche per ogni chakra, e va benissimo, ma secondo quanto sento nella persona mi permetto di fare anche qualcosa di diverso. Non è necessario seguire esattamente le cose come ci vengono insegnate perché oltre ai libri è necessario affidarsi alla propria esperienza. Se la persona lo preferisce, inoltre, accompagno il tutto con il suono.  

Il trattamento, che dura circa una quarantina di minuti, funziona sia di persona, ma anche online perché le energie, ormai lo sappiamo, non conoscono confini spazio-temporali.  Infatti mi sono fatta realizzare una griglia che rispetta la geometria sacra e che rappresenta la persona. E’ qui che posiziono le pietre durante i trattamenti a distanza.

Se ti chiedessi di guardare al mondo in questo periodo, tra salti evolutivi o presunti tali, cosa vedi?

Che siamo sul percorso, c’è ancora tanto lavoro da fare ma siamo sulla strada volta all’evoluzione. Questa pandemia è arrivata per farci capire che era il momento di risvegliarsi.

E il clima di paura che continua a generarsi, anche attraverso gli organi di informazione, tende ad ancorare le persone alla materia.

Infatti. Con la meditazione che mi è arrivata il 21 dicembre scorso, e che ho preparato in fretta e furia, volevo proprio inviare un messaggio di gioia e amore altrimenti rischiamo di dimenticarcene e darli per scontati.

Attraverso le persone che tratti, che idea ti sei fatta sull’umanità, cosa soffre l’essere umano?

Io credo che ognuno di noi abbia un potenziale enorme, quello che soffre è il condizionamento esterno. Non so in che modo possa sopravvivere ma si tratta di credenze che ci sono state inculcate attraverso la cultura e l’educazione, volte molto spesso alla realizzazione personale attraverso l’ego.

Io non demonizzo l’ego in generale, ma il suo utilizzo a discapito dell’altro. Sembra che per essere qualcuno si debba guadagnare, essere fighi, i più belli e avere tanto seguito. Siamo costantemente bombardati da questa cosa.

Per me una persona realizzata è una persona che fa del bene, non deve necessariamente essere un operatore, ma fare del bene ogni giorno. Se hai tanto seguito ma nella vita non fai del bene e la tua immagine mediatica non è coerente con la vita reale, non sei figo per niente.

Secondo te perché le persone sono restie a prendersi a carico, a lavorare su se stesse, ad assumersi la responsabilità della propria vita? E’ un fenomeno che percepisco nel mio lavoro di insegnante yoga.

Secondo me è un po’ legato alla disciplina, perché chi arriva da te inizia a lavorare sul corpo fisico. Il piano su cui lavoro io, in genere è situato al livello successivo già slegato dalla parte materica. Chi approda da me è già consapevoli del percorso che vuole intraprendere e le persone più difficilmente mollano, se non sono convinte non inizio neanche io. Io quello che fai tu lo stimo perché portare fuori le persone dall’attaccamento alla materia è faticoso ed impegnativo.

A chi si trova sulla soglia, titubante tra il fare o non fare il salto verso una evoluzione della propria coscienza evolutiva, cosa consigli?

Di ascoltarsi e di smettere di cercar risposte all’esterno. Le risposte che cerchiamo continuamente sono già dentro di noi, dobbiamo solo allenare una nuova modalità di ascolto che arriva attraverso l’intuito, la sensibilità e l’apertura. E’ il grande compito che abbiamo in questa nuova era, allenare le nostre percezioni, riconoscere il valore profondo di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda.

Non è facile né tanto meno automatico, per questo credo molto nel condividere questa ricerca, nell’affidarsi ad altre persone che, come noi, sono sul nostro stesso cammino. Sapere di non essere soli e sapere di poter trovare supporto è un grande dono e non dobbiamo mai dimenticarlo.

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *