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Emozioni “negative” per la felicità, perché non censurarle

In un contesto sociale in cui di educazione emotiva manco a parlarne, è sempre molto difficile rimanere in completo ascolto delle sensazioni che ci arrivano e dar loro un nome. Spesso tendiamo a censurare le emozioni cosiddette “negative” rinnegando, in qualche modo, la loro utile funzione ai fini del nostro benessere. Per comodità in questo articolo le indicherò come negative, ma negative non sono.

E si, perché le emozioni negative, seppur spiacevoli, sono utili e “buone” tanto quanto quelle positive per comprendere qualcosa in più su di noi e sulla direzione da intraprendere, quella più in linea con la nostra anima. E potrai pure dirmi che sto sempre a parlare di questa anima, ma, ci credi o non ci credi, ciò che facciamo contro la nostra anima crea quella che possiamo definire una vita di m….

Pensa al tuo volere più profondo, pensa al mettere in atto continuamente atteggiamenti che vanno contro questo sentire e immagina il risultato: una completa disconnessione con ciò che sei autenticamente e una vita che si traduce in una lunga serie di difficoltà, frustrazioni, sacrificio e dolore che, a distanza di anni ti porterà ad un’altra lunga serie di avvenimenti che non faranno altro che sbatterti in faccia la vera te stessa. Allora inizierai a chiederti chi mai sei, a non capire come sei arrivata a quel punto della tua vita, a non riconoscere ciò che ti piace veramente e perché, addirittura, hai scelto di circondarti di determinate persone.

Senza fare un rogo di tutto, perché non è proprio il caso (ogni cosa, scelta, avvenimento porta con sé un grande insegnamento), proviamo a vedere come ci si può riconnettere ponendo l’attenzione alle emozioni negative.

Innanzitutto, quali sono? A me vengono in mente rabbia, tristezza, delusione, sofferenza, frustrazione, rammarico, malinconia, ma ce ne sono tante altre. Ecco, la società vuole che queste emozioni restino inascoltate perché è da queste che si produce il grande cambiamento individuale e, sappiamo bene, più ci si massifica più è semplice il controllo da parte di agenti esterni (di qualsiasi contesto siano). Al contrario: più tendiamo a porci delle domande per comprenderci, più gettiamo i semi del nostro cambiamento e potenziale benessere.

L’ispirazione per questo articolo me l’ha offerta una mia allieva che ha covato in sé una grande rabbia contro se stessa, senza mai individuarla chiaramente. fino a quando ha scoperto la profonda connessione che c’è tra corpo, mente e anima. La sua abitudine a non esprimere mai le sue esigenze, i suoi bisogni, le sue considerazioni ed opinioni l’ha condotta ad avere problemi alla tiroide.

Facciamo un brevissimo passo indietro per sottolineare come man mano che andiamo avanti nel non ascolto di noi stesse, subentra la scialuppa di salvataggio del corpo e… cosa accade? Ciò che censuriamo di noi si traduce in problemi fisici, il corpo in questo modo mette a disposizione un sintomo impossibile da non ascoltare e vedere. L’approccio occidentale alla malattia non aiuta in questo perché non fa altro che anestetizzare il dolore senza rintracciarne la causa.

Con questo non voglio assolutamente condannare la medicina occidentale, tutt’altro, la trovo per certi aspetti l’ultima soluzione, ma prima di arrivare al vicolo cieco si possono intraprendere tante altre strade.

Dunque quando la mia allieva ha scoperto il nesso tra gola, tiroide e particolari asana per sbloccare Vishudda, quinto chakra situato proprio nella gola, si è resa conto che quel problema di salute poteva essere la diretta conseguenza del censurare la libera espressione di sé e del mancato valore che si attribuiva. Ha, dunque, trovato un nesso tra censurarsi e corpo. Le è montata una rabbia dentro che ha scelto di ascoltare come importante energia per il cambiamento.

In questo caso, quindi, non ha represso questa emozione ma l’ha accolta servendosene per fare un’analisi quasi guardandosi dall’esterno fino al punto di prendere questa rabbia, coccolarla e ascoltarla fino in fondo per arrivare al punto che, ora, mai più rinuncerà ad esprimersi liberamente.

Arrivata a questa conclusione, ora sono davvero molto curiosa di seguire l’evoluzione di questa scoperta anche sul piano fisico.

Sono quotidianamente in contatto con donne che in un modo o nell’altro si censurano. Dico soprattutto donne perché, purtroppo, abbiamo vissuto e viviamo ancora retaggi culturali di una società legata al patriarcato che ci vuole zitte, brave bambine, efficienti, accoglienti, amorevoli quanto basta per ammalarsi. La realtà, la nostra realtà è diversa e nonostante questi retaggi, abbiamo qui in occidente, nella nostra Italia, la possibilità di schivare questi assunti e iniziare ad assumere quelli che ci fanno sentire bene. Se proprio non vogliamo farlo per noi, come atto liberatorio per noi stesse, facciamolo come presa di coscienza e responsabilità per le generazioni che verranno.

In modi piccoli, forse a volte anche nascosti, lasciamo il segno. Non è necessario fare grandi cose o essere chissà quale personaggio (se vuoi puoi fare anche questo), ma bastano comunque piccoli gesti di cura e amore verso se stesse. L’anima non vuole più essere ferita, l’anima si muove per il semplice gusto di condurti esattamente dove devi andare per essere felice. Allora inizia dall’ascolto anche del semplice voglio o non voglio.

Sai, c’è un trucchetto che metto in atto quando ho da fare delle scelte, un metodo di discernimento che mi ha insegnato la mia soul sister: pensando a una scelta, come ti fa sentire? Pesante o leggera? Se la risposta è leggera allora vai; se è pesante resta un momento ad ascoltare la pesantezza cercando di indagarne la fonte pronta, se è il caso, a lasciar andare ciò che te la provoca. Nei confronti della nostra realtà nutriamo un profondo senso di attaccamento, spesso ciò di cui abbiamo bisogno è soltanto di fare spazio per accogliere il nuovo che ci nutre.

L’ascolto di sé è un allenamento costante, è un’indagine continua che coinvolge anche la mente (e in questo è un valido strumento). Se riusciamo ad interpretare le sensazioni del corpo e del cuore, attraverso la mente abbiamo la capacità di raggiungere grandi verità. Ma c’è sempre prima l’ascolto diretto, immediato ed intuitivo con sensazioni, emozioni e corpo. Quando inizieremo a dare ascolto a tutti questi campanelli, ad agire per il nostro bene, il corpo sarà in salute e le tensioni si scioglieranno semplicemente amando noi stesse ed ogni azione che deriva da questa nuova consapevolezza.

Mi rendo conto che questo percorso potrebbe essere difficoltoso, confuso, annebbiato, per questo sto rinnovando e potenziando il percorso individuale di Ritorno all’anima, una bussola verso l’ascolto e verso una nuova rinascita. Arriverà nel 2022.

Intanto, con amore,

Simona

(foto da pexels)

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