Con la primavera la parola d’ordine è leggerezza dove leggerezza sta nel prendere la vita in tutta la sua pienezza e voglia di vivere appunto. Se poi metti l’avvicinarsi dell’estate e più di due anni di pandemia senza possibilità di dinamico movimento allora quello che ci vuole è un’esplosione di energia. Ci vuole Linda Campostrini, nota come Roselilly Wanderlust (puoi seguirla su Instagram qui). Fin dal post diploma Linda esplora il mondo, lo fa solcando rotte il meno turistiche possibile e calandosi nelle culture che attraversa. Lo fa con un sorriso che coinvolge e con una curiosità travolgente proponendo a sua volta le esperienze che più l’hanno segnata. Perché in fondo il viaggio, dentro e fuori che sia, è questo: esplorare per esplorarsi, esplorarsi per conoscersi sempre un pochino di più, sempre più a fondo.
Per l’intervista di maggio ho scelto Linda perché per me rappresenta il classico “no limits” (no limiti) che dovremmo incarnare ogni giorno della nostra vita cercando di superare tutti quei “non posso” che più che condizione reale sono condizione mentale di un ingabbiamento a cui ci si sottopone senza guardare alle effettive opportunità. Linda, oltre ad essere una guida “oltre le rotte”, è anche una mindfulness coach. Conosciamola.
Sei in un viaggio perenne, fin da giovanissima e da 10 anni ormai ti muovi nel mondo, cosa ti spinge a farlo?
Domanda da un milione di dollari per la quale è difficile trovare una breve risposta. E’ un po’ come chiedere ad un “pesce perché nuota” o ad un “uccello perché vola”. Semplicemente seguo il mio istinto abbracciando quel senso di libertà che da sempre accompagna l’essere umano.
Impossibile sottrarsi al destino. Tantomeno fuggire alla propria natura: sono nata libera e scelgo di continuare ad esserlo osservando il modo in cui la vita mi conduce là dove sono destinata. Ma c’è anche un’altra ragione esemplare: il senso di gratitudine che viaggiando si matura giorno dopo giorno. Concetto chiave per una esistenza appagante e felice. Viaggiare costringe ad osservare con occhi propri la miseria, la povertà, il degrado, la violenza. Dopo aver visitato certi luoghi e conosciuto certe persone che combattono ogni giorno per sopravvivere si capisce che non si ha bisogno di molto per essere felici. Tutto assume un valore relativo. Si diventa grati semplicemente per il fatto di essere vivi. Di vedere un alba sorgere all’orizzonte. D’incrociare il sorriso di un bambino che ride. Di essere in salute o di avere un cibo caldo da mettere sotto i denti.

Hai mai l’esigenza di fermarti in un posto, voglia di stabilità?
Credo che ogni periodo della vita sia differente. Così come ogni età e fase evolutiva, quindi è una domanda curiosa alla quale spesso rispondo istintivamente: forse dovrei rifletterci più a lungo. No, non credo di sentire quell’esigenza del “mettere radici” o “fermarmi” in un posto, anzi. Dopo le restrizioni legate alla pandemia sento che oltre al mondo vorrei esplorare pianeti e galassie intere. L’unica voglia di stabilità che sento è quella affettiva. Viaggiare è bellissimo ma a volte essere soli stanca e può risultare emotivamente impegnativo. Forse è per questo che rispetto ai primi anni di avventure nel mondo il mio modo di spostarmi e affrontare le situazioni è più lento. Agli esordi ero un vero e proprio un fiume in piena. Un vulcano in eruzione.
Mi spostavo rapidamente da un posto all’altro spinta da una sete insaziabile che mi ha fatto vivere una quantità di esperienze incredibili. Ora sono più pacata, sento il bisogno di creare legami, di attorniarmi di persone che mi vogliono bene e che mi fanno sentire a casa.
Non mi spiace più fermarmi in un luogo per qualche settimana. Quindi tirando le somme, non sono ancora intenzionata a fermarmi in un posto preciso, ma sicuramente intraprendo il viaggio in una maniera più “slow” rispetto alla “piccola Linda” di dieci anni fa.
Come è iniziato tutto?
Ufficialmente poco dopo la mia maturità, nel 2011. Quado decisi di fare quel “primo passo” che mi avrebbe cambiato la vita.
All’epoca non sapevo a cosa andavo incontro ma sentivo che qualcosa stava vibrando nell’aria. Un po’ come quando il capitano snoda le funi per andare in mare aperto, io feci lo stesso. Conclusi gli esami, investii i risparmi e mi tuffai nel mondo con un biglietto di sola andata. Avevo solo diciannove anni e 200 euro in tasca ma questo non mi fermò. Quella decisione è stato l’azzardo migliore che io abbia mai fatto perché da lì la mia vita si è stravolta. Ho iniziato a godendomi il tempo senza pensare di essere in ritardo. Ho conosciuto i misteri di altre religioni. Ho vissuto alla giornata imparando da chi vive in angoli sperduti della terra. Ho affrontato l’ignoto, ignorando le mie paure dando priorità alla ricchezza più grande che ognuno possa conquistare: la libertà.
Complice la tua passione ora fai la guida, ma anche la mindfulness coach, raccontaci il filo che lega questi due settori?
Beh, innanzitutto durante i miei anni di viaggi ho conseguito una laurea in psicologia studiando due anni a Parigi e uno in Canada a Québec. La scelta del luogo nacque prevalentemente per un fatto economico in quanto in Francia l’università costa zero e lo stato ti aiuta parecchio.
Quanto a me, ho sempre avuto una forte empatia e propensione “nell’aiutare e comprendere il prossimo” e credo non ci sia nulla di più appagante che riuscire a unire passione e lavoro. Durante i miei anni nel mondo ho acquisito tantissime competenze sperimentato direttamente altri modi di vita, culture, filosofie e credenze perciò essere guida mi permette di unire l’utile al dilettevole. O, in altre parole, di viaggiare facendo ciò che amo ossia aiutare chi lo desidera. Trasmettere valori e conoscenze a chi è pronto ad imparare ciò che mi è stato insegnato durante i miei anni di avventure nel mondo. Il filo che lega questi due settori è sottile ma stupefacente.
Cosa dire a quelle persone, donne e uomini che temono il viaggio e il viaggio in solitudine?
Un viaggio in solitaria è un’occasione preziosa che chiunque dovrebbe offrirsi. Viaggiando soli ci si mette in gioco e si scoprono aspetti di noi che altrimenti non si potrebbero neanche immaginare. In generale credo che viaggiare equivalga a Vivere. Vivere con la “V” maiuscola. Perciò è bello farlo in ogni modalità: in coppia, in gruppo o con un viaggio organizzato. Eppure affrontare un viaggio in solitudine è tutta un’altra esperienza perché ti trasforma radicalmente. Non avendo nessuna persona su cui contare si cresce per forza e si superano limiti inimmaginabili: è lì che comincia quel processo di crescita che rende persone migliori. Più consapevoli, misericordiose, mature.

Ed é lì che ci si guarda dentro capendo che probabilmente senza sforzi o sacrifici nessun vero cambiamento sarebbe stato possibile. A tutte le persone che temono il viaggio in solitudine direi di farne uno proprio per questo motivo: non c’è cosa più bella che superarsi. Hai paura di qualcosa? Affrontatela! Simba, nel “Re leone” diceva: “io rido in faccia al pericolo”. Io rido in faccia alle mie paure. Le supero, e una volta fatto, la soddisfazione è talmente grande da farmi sentire invincibile. Non mi credi? Provaci e vedrai: probabilmente non vorrai più fermarti.
Perché è importante viaggiare?
Sto scrivendo un libro che ne spiega i motivi, ma vi darò comunque un assaggio. Racchiudere la risposta nella seguente frase mi sembra doveroso: “viaggiare è la scuola di vita che per eccellenza insegna a vivere”, ma non mi fermerò qui perché c’è ben altro da dire. Viaggiare non è solo una scuola di vita e, soprattutto, non solo importante: è ESSENZIALE! Lo è perché indipendentemente dal proprio volere è un processo che apre la mente, che cambia, che trasforma, che migliora.
Un processo che per esperienza diretta permette di fare un lavoro enorme su se stessi
sperimentando le proprie abilità. Viaggiare è importante per comprendere la diversità, il prossimo, per aprire la mente, allargare le vedute e sviluppare quell’empatia necessaria per rendere il mondo un posto migliore. Un proverbio indiano diceva: “prima di giudicare qualcuno, cammina per tre lune nei suoi mocassini”. Ecco, viaggiare ti permette di farlo. Ti fa immergere direttamente in culture e vite lontane alla luce dalla tua.
Questo insegna tanto. Insegna a non fermarsi all’apparenza, a dimenticare stereotipi, abbandonare false credenze per costruire un mondo la cui base non è più il giudizio e il pregiudizio, ma l’umiltà e la comprensione.
Oltre a ciò, cosa importantissima: viaggiare insegna ad essere grati. E a mio avviso, la gratitudine è la chiave della serenità. Assunto del benessere. Per sorridere. Per trovare una motivo che ti fa svegliare col sorriso e con la voglia di accogliere il bello che ogni nuova giornata regala. In conclusione viaggiare è importante perché significa rinascere ogni giorno. Processo
meraviglioso che implica un cambiamento e la felicità è tutta questione di cambiamenti. L’ho scoperto sulla mia pelle in varie occasioni di questo mio particolare percorso di vita: quando ho mollato tutto per trasferirmi in Australia, quando sono andata a studiare in Canada, quando ho scelto di diventare nomade. I cambiamenti grandi o piccoli, sono necessari perché “l’acqua stagna puzza”. Ciò che rende profondamente felice l’uomo,
dopo un po’, necessita un’evoluzione.
Cosa proponi di distintivo nei tuoi tour?
La mia essenza, la mia autentica presenza e il mio bagaglio di esperienze personali raccolte durante i miei dieci anni in giro per il mondo.
I miei tour e le esperienze di viaggio fatte con me non vogliono limitarsi all’essere semplici vacanze, ma una vera e propria occasione di crescita
personale. Per chi lo desidera, oltre all’esperienza (già gratificante) del tour in sé, propongo spunti e strumenti mentali per cambiare la propria vita e motivarsi a raggiungere i propri obiettivi. Insomma, durante i miei tour non mi limito ad essere una semplice guida ma accolgo a braccia aperte chiunque senta la necessita di effettuare un cambiamento nella propria vita e di tornare a casa con qualche consapevolezza in più.

Qual è stato il luogo, la comunità che più ti ha “risvegliata”?
In realtà ce ne sono stati tanti ed è stato un lungo percorso che probabilmente è ancora in atto, ma credo che ufficialmente sia iniziato in Australia.
Una lunga avventura intrapresa in Van con un ragazzo di Melbourne mi ha dato gli strumenti necessari per intraprendere quel processo di risveglio consapevole che ha migliorato la mia vita. Insieme abbiamo percorso più di 4.000Km in un viaggio di circa 4 mesi nel quale ho avuto la fortuna di scoprire nuove realtà.
Da quell’esperienza sono cambiata radicalmente. Mi sono interessata sempre più a nuove filosofie, diverse da quelle occidentali. Qualche mese più tardi sono atterrata in Ecuador dove ho avuto le mie prime esperienze di vita con gli indigeni e gli sciamani che mi
hanno trasmesso nuove consapevolezze fra cui l’amore per la vita e per la madre terra. Il Sud America è stato sicuramente un luogo determinante per il mio processo di risveglio consapevole al quale devo parecchio.
Linda a medio e lungo termine, quali sono i tuoi progetti?
Vorrei essere un esempio per tutte le persone che hanno sogni ma non riescono a realizzarli. Vorrei sensibilizzare i giovani su varie tematiche fra cui la crescita personale, la mindfulness, la misericordia e l’amore verso la “pachamama”. Ora mi trovo in Guatemala e sto partecipando ad un progetto contro l’inquinamento. Si raccoglie la plastica e si trasformano i rifiuti in opere d’arte con l’aiuto dei bambini. Il tutto viene dato in beneficenza e devoluto ai locali.
Ciò che mi preme è sensibilizzare chi lo desidera, trasmettendo nuove consapevolezze, come il fatto che niente è impossibile. O meglio, che i limiti sono solo mentali, e che il raggiungimento di ogni obiettivo è legato solo all’approprio mentale con il quale lo si
affronta. Personalmente viaggio sola da quando avevo diciannove anni e lo faccio prevalentemente in autostop. Ho percorso migliaia di chilometri, vissuto con popolazioni indigene, tribù locali, senza tetto. Ho attraversato ogni continente e mi sono lanciata nelle sfide più improbabili, probabilmente per dimostrare a me stessa che gli unici limiti sono quelli che ci poniamo noi stessi.
A gennaio, ho lasciato l’Italia con un volo di sola andata per il Messico promettendomi che non lo avrei più fatto in silenzio ma che mi sarei esposta per motivare tutti quelli che sognano di fare qualcosa ma sono “bloccati”. Fare “quel primo passo” a volte fa paura, ma lasciare la propria zona di confort e superare i propri limiti avendo il coraggio di vivere i nostri sogni è una competenza che dovremmo acquisire tutti.
C’è un messaggio che vuoi lasciare ai lettori?
Abbi il coraggio di vivere i tuoi sogni. Abbandona le tue paure… Chiudi gli occhi e immagina di vivere ciò che desideri. Bello, no?
Ora lascia che ti dica una cosa: niente è impossibile ed è molto più difficile immaginarlo che realizzarlo. Allora ignora ogni timore. Smetti di pensare a tutto ciò che potrebbe andare storto, di considerare scenari tragici, di convincerti di non essere all’altezza. E soprattutto smetti di metterti i bastoni fra le ruote.

Se hai un sogno non pensare a niente e vivilo! Lo dico per esperienza diretta: quando fai quel primo passo, in quel preciso istante, ti rendi subito conto che le paure sono quasi sempre ostacoli mentali, privi di consistenza. La comfort zone è il nido di timori infondati che si insidiano nella mente in modo subdolo, giorno dopo giorno, attraverso situazioni sempre uguali e apparentemente innocue.
Ma quando un giorno ti fermerai e ripenserai alla tua vita, vorrai avere ricordi straordinari, non una serie di giornate identiche e indistinguibili. Se ti sembra di sprecare la tua vita, fai come ho fatto io in una grigia mattina di dieci anni fa: non pensare e PARTI! Non importa dove, il resto verrà da sé. Ciò che conta è fare qualcosa che spezzi la routine e dia un senso al tuo percorso per valorizzare la tua vita.
Che sia d’ispirazione
Simona