INTERVISTE

Vanessa Pellegrino (EmotionSophia): “Che nessuna donna sia vittima”

Sono stata attratta da Vanessa Pellegrino un po’ dai suoi riccioli ribelli e il sorriso sincero, un altro bel po’ dalle tematiche di cui si occupa quotidianamente grazie al suo progetto. Con EmotionSophia Vanessa aiuta le donne a ritrovarsi, soprattutto quando si perdono a causa di un amore, un amore tossico.

Visto che da un po’ su questo blog, anche attraverso altre interviste, si parla di femminile sacro e come riappropriarsene, mi è sembrato naturale andare a battere il chiodo su una delle questioni più calde per noi donne: il sogno di un amore che, per troppo bisogno è, a volte si trasforma in incubo.

Chi è Vanessa Pellegrino?
Vanessa Pellegrino è donna dalle mille risorse.
Sono laureata in pedagogia, ho un master in pnl, ho frequentato la scuola
di counseling, mediazione familiare e l’università delle discipline
benemegliane dove ho imparato a utilizzare l’ipnosi dinamica.
Non mi piace indentificarmi con i titoli che possiedo ma mi piace definirmi
come una donna che ha sofferto tanto per il suo matrimonio andato in
pezzi ma dal quale ha ricostruito tutto il benessere oggi. La forza non mi è
mai mancata. Sono anche mamma di due splendidi ragazzini e convivo
con il mio compagno da 3 anni, anche lui papà di due bambine.
Amo definirmi una gran condottiera, mi piace pensare di essere un punto
di riferimento per tutte quelle donne che hanno bisogno di una spinta per
credere in se stesse mettendo fine a relazioni che le distruggono dentro.

Cos’è Emotiosophia e come nasce questo nome?
Emotionsophia ha un cammino lungo. Un cammino di profonda
introspezione, di confusione iniziale ma che dopo una crisi è ripartita con
il focus giusto. Mi spiego meglio.
Il nome significa filosofia delle emozioni perché nel corso del tempo
dimentichiamo che abbiamo una parte emotiva che bussa sempre alla
nostra porta; la società ci vuole iperlogiche, preparate, organizzate, analitiche.
Tutto questo va bene nella misura in cui sappiamo anche ascoltare le
nostre emozioni. Io amo raccontare alle donne con cui lavoro che bisogna
imparare a fare le scelte del cuore, ad ascoltare l’io bambina presente in
ognuna di noi.
Emotionsophia all’inizio voleva aiutare tutti e tutte, qualsiasi donna o
mamma che avesse problemi con i propri figli, problemi con il proprio marito, blocchi nello studio, nel lavoro, accrescere la propria autostima.
Desideravo aiutare tutti. Poi ho compreso che avrei dovuto specializzarmi
verso una nicchia ben precisa. Sono andata in crisi.
Chi posso aiutare io? Quale messaggi voglio portare nel mondo?
Voglio che nessuna donna sia vittima di minacce, soprusi, comandi da
parte degli uomini e che ognuna possa godere di un’alta autostima di sé
per combattere tutto questo.
Ma per inviare questo messaggio dovevo ritornare nella mia casa
interiore.
Sono ritornata a me stessa, ho guardato la Vanessa di 10 anni fa
comprendendo che io volevo aiutare quel tipo di donne e trasmettergli il
messaggio che da queste situazioni è possibile uscirne come ne sono
uscita anche io. Così oggi aiuto donne incastrate in relazioni tossiche con
uomini sbagliati (io li definisco stronzi o bastardi e non me ne vergogno);
le aiuto a uscire da queste relazioni, a credere in se stesse e a innamorarsi
della persona giusta.


In particolare ti occupi di aiutare le donne a riconquistare il proprio
potere, che tipo di supporto fornisci?

Ho creato un percorso di 12 settimane chiamato “Innamorati dell’uomo
giusto”. È un percorso molto molto profondo che parte dalla relazione
costruita in ambito familiare con mamma e papà. Lì ci sono le ferite più
grandi che ogni essere umano porta con sé e che accompagna le scelte
future che si compiono da adulti sia in ambito lavorativo che personale.
La persona lavora in toto. Parte dalla sua famiglia di origine per risolvere
le relazioni amorose, se ci sono i figli, anche quelle presenti con essi. La
cornice di tutto è data dalla costruzione del proprio valore come donna,
come persona che merita amore e che da quel momento in poi può far
sentire la sua voce in termini di indipendenza emotiva, forte e
determinata.

Durante il percorso si passano in rassegna tutte le emozioni come rabbia,
risentimento, rammarico, senso di colpa, la paura del giudizio degli altri, il
perdono di figli verso i genitori o anche verso altre figure. Porto le donne
a equilibrare la parte logica con la parte inconscia, a allineare energia
femminile ed energia maschile. Superati questi scogli, guarite queste
profonde ferite la persona rinasce.
Mi piace immaginare le donne con cui lavoro come bambine. Io le
tengo la mano durante tutto il percorso, loro incominciano piano piano
ad alzarsi sulle loro gambe e a camminare; quando sono diventate forti
per camminare sole, allora lascio andare la mano.
Alla fine delle 12 settimane hanno acquisito la forte consapevolezza
di riuscire a fare tutto da sole senza avere qualcuno accanto o essere
sottomesse.

In base alla tua esperienza personale e professionale, perché le donne, in particolare, tendono a delegare la propria libertà e a sentirsi inadeguate nell’esprime autenticamente se stesse?
Le donne secondo me continuano a portare dentro un’idea di sè costituita
dalla debolezza. Ce la portiamo dalla notte dei tempi. L’idea è che l’uomo
deve prendersi cura della donna perché forte, autorevole, un punto
fermo dimenticando che al suo fianco c’è una donna capace e forte di farcela anche da sola.
Da quello che vedo io vivendo in una piccola realtà del Sud, in alcune
famiglie ancora vige l’idea del patriarcato come tipologia familiare.
Questo non aiuta perché l’uomo detiene il potere e porta a
pensare che la donna debba ancora accettare tutto questo.
Fortunatamente i tempi stanno cambiando, molte donne vorrebbero
liberarsi dalle catene di questi uomini, utilizzare la propria forza di volontà
per fare il primo passo verso la consapevolezza che c’è una vita diversa
che le aspetta.

Viviamo in una società che non educa all’ascolto emotivo, come iniziare ad abbracciare le proprie emozioni?

Le emozioni sono viste come una parte di noi quasi da dover cancellare o su cui
mettere un tappo. Sembra che decidere secondo la mente razionale
significa prendere le decisioni giuste perché solo la logica è giustiziera
facendo magari i conti con un’insoddisfazione di fondo.
Il mio consiglio è: ascolta il cuore. Sembra banale ma è
fondamentale.
Ti propongo di fare un esercizio molto semplice.
Prendi un foglio, dividilo i due. Scrivi da una parte tutto quello che la
mente razionale ti dice di fare e alla fine scrivi come ti senti se dovessi
prendere questa decisione. Nell’altra riga scrivi se dovessi ragionare solo
con la tua mente emotiva, anche in questo caso alla fine scrivi come ti
sentiresti se dovessi scegliere secondo le emozioni. Alla fine di questo
esercizio mantieni il tuo obiettivo, guardalo dritto negli occhi e scrivi quali
sarebbero i passi da fare mettendo insieme sia la parte logica che la parte
emotiva. In questa maniera tu avrai ascoltato le emozioni quanto la parte
logica.
Inoltre, ogni sera prima di andare a letto, respira profondamente,
soffermati su questo respiro, fai andare via tutto quello che senti pesante
e permettiti di farti arrivare alla mente tutte le immagini, le sensazioni e
sentimenti che interiormente provi.
Sono esercizi molto semplici ma di una potenza incredibile perché ti
permettono di costruire la tua vita in maniera equilibrata senza tendere
né a una decisione logica né a una decisione emotiva. La cosa certa è che
avrai ascoltato anche le tue emozioni!

La tua missione riguarda anche le relazioni di coppia, in che modo?

Nel momento in cui lavoro con le donne, ne beneficia anche la
relazione di coppia. Nel mio percorso lavorativo ci sono
state anche donne che hanno costruito nuovamente la relazione alla base perché sono cambiate interiormente loro, il loro modo di
comunicare e di approcciarsi all’altro.

Quando un membro all’interno della coppia è molto più maturo e consapevole di quelli che sono i propri errori, di conseguenza, riesce a trovare anche un punto di incontro con l’altro. Ovviamente alla base ci deve essere sempre l’amore, il rispetto e la fiducia. Quando manca tutto questo ovviamente non possiamo parlare di relazione di coppia ma semplicemente di due persone che vivono due vite completamente separate.

Donne e relazioni tossiche (o finite), quali sono i campanelli da non
sottovalutare mai?

Bella domanda. I campanelli d’allarme per capire che una relazione è
tossica sono tre:

  1. Il tuo partner ti fa soffrire. Vivi un amore fatto soprattutto di lacrime, di risentimento e rabbia, non riesci neanche a lasciarti andare durante il rapporto sessuale.
  2. Il partner ti umilia, ti fa sentire continuamente sbagliata, ti giudica. A questo punto io non aggiungerei nulla perché dice tanto di per sé e credo che ogni donna dovrebbe rispettare anzitutto se stessa non permettendo a nessuno di umiliarla o di trattarla come uno zerbino.
  3. Il partner ti fa sentire in colpa quando ti prendi del tempo per te stessa. Ci sono ancora degli uomini che non accettano che le loro compagne si prendano un attimo per sé, vadano semplicemente in palestra oppure si godano un caffè con le amiche. Io la chiamo possessione oltre che gelosia e questo ovviamente rovina la coppia, in un rapporto sano l’uno ha fiducia dell’altro.

Di problemi ce ne sono spesso in una coppia. Spesso si tende a idealizzare l’amore, a immaginarlo da favola, ma questo non rispecchia la realtà umana. Tuttavia, quando una relazione può dirsi sana?

Una relazione può dirsi sana quando c’è innanzitutto il rispetto. I litigi capitano a tutte le coppie. Siamo diversi per esperienze diverse, per
educazioni diverse, ma questo può essere anche motivo di complicità e
non di scontro.

Quando si rispetta l’altro, si parla di quello che non si condivide, delle emozioni che abbiamo provato quando si sono verificate
alcune situazioni e si ha anche l’umiltà di chiedere scusa. Inutile dire che
quando c’è il rispetto c’è l’amore.

Da piccole questa cosa è difficile da capire, si immagina ancora il principe azzurro pronto a salvarci invece nessuno salva nessuno, l’amore ci può essere ma se manca il rispetto prima o poi anche l’amore decade. Purtroppo, questo nelle favole non c’è scritto. In una relazione sana c’è la presenza vera della persona, del coniuge che condivide anche le proprie scelte senza essere giudicato e sa collaborare nei compiti quotidiani quando c’è la presenza di una famiglia.

Le “etichette”, gabbie che limitano il nostro essere, quali sono quelle che generalmente schiacciano le donne?

Non ci sono delle etichette ben precise che schiacciano le donne ma il
sentirsi dire che non si è una buona compagna, una buona moglie, una
buona madre o il farle sentire completamente sbagliate è qualcosa che
distrugge. Non c’è in questo caso un rapporto alla pari ma il modo di un
uomo di sentirsi superiore senza considerare la bellezza che è racchiusa
nella donna che ha accanto.

Non sentirsi buone in niente è la bastonata più grande che una donna può sentire interiormente, non senti più di meritare quell’amore e che il tuo valore come persona è praticamente calpestato.

L’eterno problema del dovere vs piacere, come tornare a mettersi al
primo posto?

Dovere contro piacere. Questo è ciò che ci portiamo dietro dalla famiglia
in cui il lavoro è all’apice di ogni cosa e viene prima di ogni cosa ecco
perché quando dedichiamo del tempo a noi stesse, di conseguenza,
sentiamo il grande senso di colpa. Il mio consiglio è semplicemente quello
di incominciare a piccoli passi a combattere il senso di colpa e a
concedersi un piccolo piacere.

Per esempio molte donne se lasciano i piatti non lavati si sentono in colpa. Io consiglio di incominciare a lasciare i piatti sporchi nel lavandino e di distendersi un po’ sul divano per rilassarsi se sono stanche. I piatti aspetteranno. Questo è un esempio, può essere qualsiasi cosa.

Puoi anche decidere di alzarti un poco prima la mattina ed incominciare la
giornata con una pratica di yoga o di meditazione oppure facendo una
colazione più lunga perché sai di ricaricarti e di arrivare al lavoro con
meno stress. Cambiare questo paradigma con prima il piacere poi il
dovere significa ricaricare le pile e essere pronte ad affrontare il lavoro in
maniera diversa senza sentirsi enormemente stressate o senza forze.

Vanessa… progetti per un immediato futuro e come ti vedi tra dieci anni?
Immediato futuro non ho progetti ma nel mio sogno c’è quello di aprire
un centro per donne vittime di violenza o comunque per tutte quelle
donne che subiscono violenza anche sul lato psicologico. Desidero che il
mio centro sia un punto di riferimento in cui trovare l’aiuto
per uscire dal circolo vizioso di queste malsane relazioni.

Se c’è un messaggio che vuoi inviare alle lettrici, hai carta bianca.

In ogni riga di quello che ho scritto passa un semplice messaggio: donne,
imparate a volervi bene, ad amarvi, a non accettare compromessi da
uomini che vogliono solo tenervi attaccate o che vi maltrattano con le
parole. Le parole feriscono, sono anche quelle violenze. Ribellatevi a tutto
questo perché possedete quella forza vera, giusta per continuare il
percorso da sole. Un uomo non deve completarvi ma deve essere un
valore aggiunto nella vostra vita.

Puoi seguire Vanessa sul suo profilo Instagram EmotionSophia o trovare i servizi che offre qui.

A chiusura di questa intervista mi sento ricordare Teodora Casasanta, mia compaesana tragicamente assassinata da suo marito insieme al suo piccolo Ludovico di soli 5 anni.

Ho visto tante donne sopportare, ho sopportato io stessa tanti anni fa, che questa cultura possa avere fine una volta per tutte, ma questa parola la possiamo solo scrivere noi, tornando a noi stesse, tornando a darci il valore che abbiamo.

Grazie

Simona

Se vuoi approfondire il discorso del femminile sacro, puoi farlo leggendo le interviste a

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *