INTERVISTE

Menia Cutrupi, professione allenasogni

Quanti sogni avevi? Quanti nei ha accantonati per rincorrere la realtà così come te l’hanno prospettata gli adulti? La famiglia, la società, le convinzioni limitanti e quella sensazione che prima o poi bisogna crescere e diventare grandi che equivale per i più a tristi. Lo hanno fatti tanti, l’ho fatto io, l’ha fatto anche Menia Cutrupi, ex ingegnere, mamma di due bambini, colpita a soli 24 anni dalla sclerosi multipla, oggi donna di successo che ha avviato la startup “Cofanetti di coccole” per vendere appunto coccole alle mamme e a tutti quelli che ne hanno bisogno. Ne ha realizzati di sogni Menia, in una Reggio Calabria, la sua città, quotidianamente influenzata dalla ‘ndrangheta. Nel suo libro dal meraviglioso titolo, “E’ vietato calpestare i sogni”, c’è parte della sua intensa vita orientata a combattere i cosiddetti ammazzasogni, quelli che ti demoralizzano e paralizzano in una vita che, in fondo, non avresti mai voluto. Oggi Menia è imprenditrice e coach, è una allenasogni.

Che cos’è un allenasogni?

E’ un progetto che nasce prima di diventare quella che sono, una coach. Quando ho cominciato a capire che attraverso la resilienza e il coraggio si possono raggiungere gli obiettivi ho capito che quella era la mia missione. Man mano che andavo avanti ho unito le mie competenze, le mie esperienze e un metodo dove c’è quello che sono, quello che sono stata, l’esperienza vissuta e questo è utile anche ai miei coachee. Voglio dare qualcosa di diverso alle persone che si rivolgono a me. La prima cosa che dico quando si inizia un percorso di coaching è che non è facile, che bisogna assumersi le proprie responsabilità. In questo lavoro sento di aver riunito i puntini, di aver raggiunto la centratura.

“Quel viaggio che ognuno di noi sogna di fare, ma che pochi trovano il coraggio di percorrere”. Nel tuo libro racconti un bel pezzo della tua vita, del tuo percorso di crescita personale, la realizzazione dei tuoi sogni nonostante la sclerosi multipla. Cosa può frenare la realizzazione di un individuo?

Sicuramente il contesto circostante ha un peso e per la mia esperienza professionale ho scelto di non stare più a Reggio Calabria perché mi sentivo in un ambiente decrescente. Ci sono tantissime cose che ti possono bloccare, ma devi essere sempre tu. La malattia mi avrebbe potuto bloccare, anche la ndrangheta, nonostante tutto Reggio resta la sede di tutto il mio progetto. La soluzioni in realtà ce l’hai e la sai, il problema è che dentro manca la consapevolezza e quando dentro è forte il perché riesci a superare qualsiasi cosa. Conosci la frase di mio figlio che mi ha dato forza: “Un mondo senza sogni è un mondo secco”. Io da loro e per loro sono andata avanti, ma la verità è che l’ho fatto perché ero io a volerlo. La vita è adesso. La chiave è la consapevolezza, il sapere perché fai una cosa, il come poi lo trovi. Chi è a sud è più svantaggiato perché vive in un ambiente di ammazzasogni per eccellenza.

“Più sogni meno lagne perché è con i fatti che si cambia il mondo”. Quanta forza è necessaria per attivare il cambiamento?

Tanta, ma dobbiamo rispettare anche le fasi di down. Io sono forte, determinata, ma sono anche una che piange, che si scoraggia. Ho passato anni difficili in cui ho pensato di tornare a fare l’ingegnere, di fare un lavoro normale. Oggi quello che consiglio ai miei coachee e di porsi tanti piccoli obiettivi realizzabili e programmare attività che si tendono a procrastinare, farle e a fine mese tirare la somma.

Durante la vita sei entrata a contatto con numerose sfumature del dolore, fattore che, nonostante il male che si prova, contribuisce in maniera forte all’evoluzione personale. Che compito ha avuto nella tua crescita?

“Quello che non ti uccide ti rinforza”, vale questo antico detto. A volte ho anche una forma di gratitudine nei confronti del dolore perché mi ha permesso di essere la persona che sono. Il dolore è importante, la felicità non ha a che fare con il dolore perché dipende da me, ci sarà sempre l’imprevisto. Ho fatto pace con tante cose, il dolore l’ho accettato e ho accettato la mia malattia, la separazione, l’aver fatto da madre a mia madre a causa della sua malattia. Le persone hanno paura di fermarsi nel dolore, ma i passaggi fondamentali sono l’ascolto e l’accettazione. Se sfuggi dal silenzio, dal prendere un momento, ti riempi di cose da fare, non sei mai in silenzio ad ascoltare. Non si fugge si ascolta. Parla una che per anni ha procrastinato l’ascolto del dolore finché non è venuto fuori con la malattia, io lo so che è stata creata da me per non aver ascoltato il dolore, per aver sempre fatto le cose che piacevano agli altri. Il non ascolto è pericoloso, ci ammazza.

Cos’è un ammazzasogni?

Sono di tre tipi. Quelli per odio, sono quelli che hanno abbandonato il loro sogno e sono quelli del “chi te lo fa fare”; quelli per amore, li vedo nei genitori, che ti condizionano con le loro aspettative, spero di non diventarlo mai; l’ammazzasogni per eccellenza, però, siamo noi stessi, quando non ci fidiamo delle nostre capacità, quando ci fossilizziamo su quelli che riteniamo fallimenti, quando cerchiamo la competizione e non il confronto e lo scambio.

Nella realizzazione dei sogni che importanza ha il proprio “bambino interiore” ?

Questa è una cosa forte forte che io non ho mai abbandonato. E’ importante coltivarlo sempre. Siamo una cosa sola, non possiamo dimenticarcene e devo dire che mi ha aiutato molto nel rapporto con i miei figli.

Cosa ti ha insegnato scrivere il libro?

E’ stato un modo diverso per affrontare il dolore. mi ha aiutato a mettere in fila i puntini ed è bello anche dopo quando i lettori mi mandano la lista dei loro sogni o scrivono per farmi sapere che sono stati nei luoghi che ho descritto. Le cose che avevo dentro ora hanno un potere immenso anche se non è stato semplice metterle in piazza.

“La maggior parte di noi pensa che i Sogni muoiano uccisi dalla difficoltà, dalla disonestà, dalla cattiveria, dalla sfiducia, dalla pigrizia. In realtà, i Sogni muoiono perché noi smettiamo di coltivarli, di sostenerli, di farli crescere forti e coraggiosi da renderli resistenti alle difficoltà e indifferenti agli Ammazzasogni. I sognatori non si accontentano della vita che qualcun altro ha scelto per loro, si oppongono con coraggio alla mediocrità di una vita piatta e priva di stimoli. Non si limitano a sognare un’altra vita, ma lottano per vivere il loro Sogno, in un mondo in cui di ciò che ha un prezzo vive eternamente” (da Vietato calpestare i sogni).

Simona

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1 commento

  1. […] i sogni” di Menia Cutrupi (allenasogni che ho intervistato per Yoga’n’Soul, leggi qui) e ne ho fatto una meditazione proposta alle mie classi a cui avevo associato il mantra “So […]

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